Alle soglie del 14 Novembre, data riconosciuta come Giornata mondiale del diabete, è il momento giusto per riflettere sull’origine del diabete di tipo 2. Innanzitutto, all’interno della definizione di diabete sono racchiuse molteplici condizioni: tipo 1 (autoimmune e giovanile), LADA (autoimmune e dell’adulto), tipo 2, gestazionale, MODY (puramente genetico), secondario ad altre patologie o farmaci. Fra le varie forme esistenti, il diabete di tipo 2 origina dalla combinazione di: predisposizione familiare, stile di vita scorretto (in termine di alimentazione e attività fisica) e compartecipazione di fattori di rischio come ipertensione, dislipidemia, sovrappeso. In generale si può porre diagnosi di diabete quando si rileva due fra i seguenti criteri o lo stesso criterio, ripetuto in due circostanze diverse (regola non valida per l’ultimo dato, meritevole anche da solo di diagnosi):
- l’emoglobina glicata (HbA1c) è uguale o superiore a 6.5% (misurata con metodo allineato allo standard DCCT);
- la glicemia a digiuno misurata in laboratorio è uguale o superiore a 126 mg/dl;
- la glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl alla seconda ora dopo essere stati sottoposti alla curva da carico orale di glucosio (OGTT);
- la glicemia è uguale o superiore a 200 mg/dl in un momento qualsiasi della giornata (glicemia random) con sintomi compatibili (sete eccessiva, dimagrimento, stanchezza) con la diagnosi di diabete.
Una volta noti questi criteri, si può comprendere meglio la definizione di prediabete. Questa condizione precede temporalmente il diabete di tipo 2 e presenta valori di glicemia elevati, ma non al punto da raggiungere i limiti permissivi alla diagnosi di malattia diabetica. Il prediabete si può presentare sottoforma di:
- Alterata glicemia a digiuno ( nota con la sigla IFG e caratterizzata da una glicemia a digiuno fra 100 e 125 mg/dl)
- Ridotta tolleranza glucidica ( nota con la sigla IGT e caratterizzata da una glicemia due ore da OGTT fra 140 e 199 mg/dl)
- Emoglobina glicata fra 5.7 e 6.4% (valore dietro al quale si possono nascondere una o entrambe le condizioni precedenti)
Su 5 prediabetici, uno di loro svilupperà il diabete di tipo 2 nell’arco di 5 anni. Chi soffre di prediabete ha quasi il doppio del rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, rispetto a soggetti con una glicemia normale. La buona notizia, però, è che un intervento sul proprio stile di vita, basandosi su una corretta alimentazione e l’esercizio fisico possono far regredire il prediabete. Uno schema nutrizionale personalizzato sul paziente e un’ attività fisica costante o per lo meno periodica contribuiscono a ridurre il peso corporeo e a migliorare i livelli di glicemia, colesterolo, pressione arteriosa, appiattendo il rischio cardiovascolare e ritardando o prevenendo del tutto l’insorgenza della malattia diabetica. Certamente per le persone con prediabete, più che affidarsi a diete fai-da-te e tutorial online su esercizi fisici, risulta necessario affidarsi a professionisti della salute per iniziare la propria marcia, in direzione ostinata e contraria, alla diagnosi di diabete di tipo 2. Infine nella condizione di prediabete possono essere anche valutati approcci nutraceutici o in casi estremi farmacologici, ma lo stile di vita corretto risulta sempre la base della migliore terapia adottabile.
Dr. Alessio Mazzieri
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