La Malattia epatica metabolica è una delle principali cause di malattia del fegato in tutto il mondo, arrivando a colpire fino al 30-40% della popolazione generale. Per molti anni non da segno di sé, decorrendo asintomatica. Comprende varie forme di epatopatia, differenti per significato clinico ed evoluzione, che variano dalla semplice steatosi (cosiddetto "fegato grasso") rinominata di recente Malattia epatica associata a disfunzione metabolica (MASLD), alla steato-epatite (MASH) con infiammazione e vari gradi di fibrosi; possono progredire fino alla cirrosi e al cancro di fegato e richiedere trapianto di fegato.
La MASLD è, pertanto, è una malattia epatica comune ed emergente negli adulti, parallelamente all'epidemia di obesità e diabete, che può condurre ad eventi importanti e fatali.
Perché parlare di Diabete e Steatosi epatica?
In Italia la prevalenza della MASLD è del 60-75% nei pazienti con diabete mellito di tipo 2 (DMT2) , i quali hanno anche maggiori probabilità di avere steatoepatite e cirrosi. Non sempre le transaminasi nel sangue risultano alterate. Esiste un'associazione bidirezionale tra MASLD e DMT2 e se è vero che il peggioramento dell’una condizione, peggiora anche l’altra, è altrettanto vero che migliorare il diabete significa anche migliorare la MASLD e viceversa.
La presenza di epatopatia metabolica e diabete aumentano la mortalità non solo per malattie epatiche, ma per tutte le cause e la malattia cardiovascolare rimane la causa di morte più comune.
E’ dimostrato, inoltre, che chi ha una condizione di fegato grasso presenta un aumento di circa 2 volte del rischio di DMT2.
Parlare di diabete e steatosi epatica è doveroso perché prevenire la comparsa di steatosi nel diabetico e/o rallentare l’evoluzione della MASLD verso forme più gravi SI PUO’ E SI DEVE.
Lo STILE DI VITA CORRETTO E’ LA PRIMA STRATEGIA di prevenzione e cura, ma esistono anche terapie farmacologiche con evidenza di benefici sul fegato grasso che il diabetologo può e deve preferire nel paziente diabetico con problemi epatici. Esistono inoltre anche dei semplici algoritmi che permettono allo specialista di valutare se indirizzare o meno il paziente ad accertamenti strumentali (es. fibroscan) che consentono di evidenziare precocemente la comparsa di fibrosi.
Dott.ssa Chiara Di Loreto